PERIODO ROMANO

I primi mesi dopo il rientro in patria dall’Africa sono caratterizzati da una profonda tristezza. La morte del fratello Francesco, ucciso in Normandia, la devastante miseria presente nelle maggiori città, segnano l’animo e il carattere del giovane Amore. Ed è proprio in questo periodo che Antonio Amore, conosce Giacomo Balla amico del compagno di prigionia Cesare Stiavelli. Grazie ad un’assidua frequentazione col celebre Maestro del Futurismo, l’artista si avvale di preziosi consigli e di discussioni in merito all’arte.

La sicilia

Nonostante la nuova frenetica vita nella Capitale, Amore trova comunque il tempo di tornare in Sicilia, vicino a Catania dove risiede la famiglia. Proprio dalla Sicilia l’autore riporta un gran numero di disegni (schizzi e studi fatti dal vero) che vengono sucessivamente sviluppati su tela o cartoni con nuovi accorgimenti ma conservando la stessa freschezza della prima impressione. Lo sguardo dell’artista è ora rivolto alla povera gente, con temi tratti dalla realtà quotidiana del mondo dei pescatori, dei minatori e dei carrettieri resi sempre con tecnica espressionistica.

Gli esiti Cubo- Futuristici

Gli anni trascorsi da Antonio Amore a Roma segnano un periodo di grande attività artistica e decisiva per quelli che saranno gli esiti futuri e le nuove scelte. In questo periodo l’artista segue uno sviluppo artistico che trova il suo naturale sbocco in esiti cubofuturisti e di sintesi astrattiva.

Ecce Homo

“Dopo un lungo periodo di disciplina costruttiva e ricerche sintetiche, avvertendo la necessità di costruire delle solide basi di sviluppo, ho creduto, intanto, di dover considerare “l’uomo” al centro dell’Universo e di elevare “Il Dolore” al suo denominatore comune. Da qui l’avvio verso un linguaggio più articolato, che nei limiti della sua natura, senza prevenzione e riserve, si propone di considerare l’uomo e il suo mondo: le sue passioni, le sue contraddizioni, le sue istanze più vive”.
Sono queste le parole che Antonio Amore usava per presentare al pubblico le sue opere nel catalogo della mostra “Ecce Homo”, dedicata alle tele che attorno alla prima metà degli anni ’60 avevano preso vita nel suo studio romano nella soffitta del Liceo Tasso. L’esposizione che si era svolta nella primavera del 1964 alla galleria Anthea di Roma, metteva, infatti, l’uomo al centro della riflessione estetica come protagonista di una tragedia esistenziale che si identificava nella passione e nella morte di Cristo.