L'INCONTRO CON LA SARDEGNA

Dopo la personale di Roma, nonostante gli apprezzamenti della critica, Antonio Amore si trasferisce in Sardegna per proseguire il suo percorso artistico in assoluta solitudine e cominciare ad insegnare negli Istituti d’Arte di Nuoro e Oristano. Giunto nell’isola l’artista prende dimora nella casa cantoniera di S’Isteddu, sui monti del Mandrolisai, dove inizia la ricerca di un espressione sarda nella sua pittura.

Periodo pastorale

A partire dal 1966 l’artista dedica le sue tele al mondo pastorale sardo, in cui muove dall’uomo solitario per realizzare con la sua ricerca  pittorica un modello che rende l’uomo centrale nel suo insieme con tutte le sue contraddizioni. È  il caso del pastore sardo spazzato via dal maestrale ne “Il Vento”, quello spaventato dalla furia dirompente di un temporale ne “L’Ombrello Verde” o ancora quello rappresentato nella  “Siccità” dal volto unico che la storia, il tempo e le turbe atmosferiche hanno plasmato.

I Cristi

Con il passare degli anni il Cristo diventa sempre più protagonista della ricerca pittorica e della  riflessione del pittore, l’elemento che ritorna sempre nei suoi personaggi anche quando non lo rappresentano. Per l’artista la vera tragedia moderna è l’innocente, l’indifeso il condannato a perire.

Il Tragico Nell'arte

Con la tela “Siccità” il processo di umanizzazione delle pecore rappresentate finora sulle tele dell’artista appare compiuto. Nasce così il “personaggio pecora” ricorrente nella serie delle “Pecore alla Regione”, nel ciclo delle “Cadute”, in “Opposizione antropomorfica” e nelle opere legate ai fatti di cronaca degli anni ’80 come “Non vi voglio ai miei funerali” ispirata all’oscura vicenda del rapimento di Aldo Moro o “2 Agosto” che denuncia con rabbia la crudele strage della stazione di Bologna. La pecora, rappresentata in precedenza come elemento base della tradizione pastorale, diventa metafora dell’uomo moderno, ormai smarrito vittima da un certo punto vista ma nello stesso tempo anche carnefice.

Fra new dada e pop art

E’ sempre l’uomo moderno ad essere al centro della ricerca del motivo pecora ironico-dissacrante a cui l’artista lavora dal 1982. E allora ecco che in un’età definita del benessere, l’uomo viene sospinto verso il  peggio da una banale stupidità e da una dissipazione dei  valori. La pecora- personaggio, viene così declinata dall’artista in opere come Pecora in poltrona(1982), Pecore a Vento, Pecorlupo(1984), sospese fra new dada e Pop Art.

Instagram has returned invalid data.